Come si dovrebbero fare le cose. Un grande investimento culturale, un micidiale progetto architettonico, una turba di artisti ad esaltarlo. Per capirci: il prossimo 27 luglio nasce il Muse, il nuovo Museo delle Scienze di Trento, ideato da Renzo Piano e «che propone un nuovo modo, all’avanguardia, di concepire l’approccio museale». In effetti, il museo non è un museo (o non soltanto). Nel senso che le cose “appariranno” di fronte a noi, si potranno toccare, sperimentare, “giocare”. Fatevi una idea da soli di cosa vuol dire qui, www.muse.it, e magari prendete nota. L’apertura del Museo, preparata da una serie di eventi comunicativi, culmina con la lezione di Renzo Piano, sabato 27 luglio alle ore 17. L’aperitivo sono, come mi dicono dal Muse, «24 ore di arte non stop, tra installazioni nella città ed eventi performativi, azioni teatrali eccetera». Gli eventi sono stati preparati da tempo, con bando apposito, una vera e propria “chiamata per gli artisti”. «I partecipanti sono stati 120, da cui ne abbiamo selezionati 72; di questi, 52 propongono attività performative, mentre 20 compiranno installazioni nei diversi angoli della città». Eccoci al dunque: alla Fondazione “Bruno Kessler” esporrà la riminese Maria Cristina Ballestracci, «sono molto felice, mi pare di essere l’unica romagnola », già, sì, hai ragione, è così. I 20 artistiche portano a Trento le loro opere vengono da Roma, Milano, Lucca, Parma, uno valica il confine, è di Colonia, Germania, Maria Cristina è la sola che ci rappresenta. «Ho partecipato con il progetto “Relitti”, andando incontro alle richieste del Muse, che chiedevano un’opera che si riferisse alla natura». Il ciclo è quello esposto, fino al primo settembre, al Musas di Santarcangelo, nell’ambito della collettiva “Antiquarium”. Nel progetto proposto a Trento c’è la storia del lavoro, «Sono affascinata dai piccoli oggetti scartati dagli altri e sui quali l’azione del tempo ha lasciato la propria impronta. Li osservo e li scelgo nel tentativo di ridar loro, sotto un’altra forma, una nuova vita e una nuova dignità. Ricerco la bellezza delle cose imperfette, temporanee ed incompiute». Legni riesumati dal mare, gangli di metallo, figure ossidate dal passato: l’opera della Ballestracci (che vedete qui: www.mariacristinaballestracci. com) si nutre di materia prima, emozioni basiche, primordi del cuore. Arte, quasi, in forma di haiku.
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