L’artista che vive e lavora a Santarcangelo ha esposto in questi giorni al Cantiere Artistico di San Mauro Pascoli ed è reduce da una lunga stagione di mostre in tutta Italia Lei, bionda ed eterea figura d’artista, cresciuta in una famiglia che convive quotidianamente con l’arte, svela i misteri della memoria e la bellezza delle cose umili. L’espressività artistica di Maria Cristina Ballestracci si è sviluppata attraverso una costante ricerca sugli oggetti, quelli quotidiani, dimenticati, gettati, deformati, quelli già utilizzati per recuperarne la bellezza nascosta che riesce ad evidenziare sempre con raffinata e sobria eleganza e nel contempo profonda forza evocativa. Prendiamo ad esempio i suoi specialissimi Relitti in cassetti, titolo di una serie di opere che ha esposto in molte parti d’l’Italia. Nel merito afferma: “Sono affascinata dai piccoli oggetti scartati e sui quali l’azione del tempo ha lasciato la propria impronta”. E la sua intenzione dichiarata di far dialogare questi oggetti quotidiani di epoche diverse si è dimostrata efficace e capace di evocare la memoria e l’anima delle persone che li hanno toccati o utilizzati. Oggetti che colloca all’interno di quadri incorniciati e altre volte invece ripone in cassetti (Relitti in cassetti appunto, ndr) alla stregua di reperti archeologici. All’interno i relitti sono pezzi di legno, foglie, sassi, pietre, ma non mancano le parole, per un collegamento tra passato e presente, una sorta di chiave di lettura o di simbolo eterno. “Io li osservo e li scelgo nel tentativo di ridar loro, sotto un’altra forma, una nuova vita e una nuova dignità. Ricerco la bellezza delle cose imperfette, temporanee ed incompiute. Come nel Wabi-Sabi, la bellezza delle cose umili, modeste ed insolite”. Nel raccontare la sua ricerca svela che oltre l’intenzione più ovvia ed immediata di ridare vita agli oggetti abbandonati, c’è il desiderio di rivelare in loro un significato più profondo, lirico e dimenticato, ponendoli in dialogo con la pittura e la poesia. Ecco perché li accompagna con piccole cosmologie che rimandano alla brevità degli haiku della tradizione buddista, chán o zen. Il risultato artistico permette un dolce entrare in relazione con la semplicità delle materie primarie e con la forza pulsante della memoria, così le sue opere si lasciano attraversare e non richiedono specialistiche decodificazioni, non c’è arcano da svelare ma piccole e facili soglie da oltrepassare per raggiungere uno spazio meditativo accogliente e caldo. È senz’altro anche questa la ragione del suo successo che la porta ad esporre continuativamente in Italia e ad essere scelta in collettive molto prestigiose. Tra queste va citata la sua installazione inserita tra le iniziative per il lancio inaugurale del MUSE (Museo delle scienze) di Trento. L’artista è stata infatti scelta, assieme a una settantina di artisti, dallo staff di Renzo Piano, (suoi sono il progetto architettonico e la direzione artistica degli allestimenti), per l’apertura a luglio di quest’anno del Museo trentino. Lì la Ballestracci ha presentato un’esposizione d’arte contemporanea sul tema della sostenibilità, del tempo, della tridimensionalità, “un viaggio tra relitti a rappresentare i cinque elementi della natura che se posti nella giusta sequenza riportano alla vita, alla ricostruzione. Così legno, fuoco, terra, metallo, acqua si sono prestati ad un gioco alchemico che, se naturalmente rispettato, accompagna verso la rinascita”.Fino a qualche giorno fa ha esposto nell’ex calzaturificio Mir Mar di San Mauro Pascoli, primo stabilimento calzaturiero di dimensioni industriali e ad alta tecnologia, che si è trasformato in cantiere d’arte ospitando Il Cantiere Artistico. A settembre ha presentato i suoi lavori in una interessante mostra a Formia, durante il Festival della città sostenibile. E sempre fino a settembre ha partecipato a Santarcangelo, alla collettiva ospitata al Musas, Antiquarium, il cui obiettivo era quello di far dialogare alcuni artisti contemporanei con le opere già presenti nella collezione permanente del museo, per questo motivo i lavori da loro creati sono stati appositamente progettati in sito. In agosto ha partecipato al famoso Festival, ideato da Franco Arminio La luna e i calanchi ad Aliano, in Lucania, proponendo le sue Azioni visionarie. Ad inizio estate è stata chiamata a prendere parte a MATRIOSKA, presso il Museo della Città di Rimini. Insomma, lanciatissima nell’attività espositiva e performativa, conosciuta ormai anche fuori dalla sua regione, la Ballestracci ha tutte le carte in regola per farsi largo e trovare il suo posto importante nel panorama dell’arte contemporanea italiana. In bocca al lupo dunque!
Rita Giannini
Nota Biografica
Vive a Santarcangelo ma è nata nel milanese, a Vimercate. Dopo aver conseguito il diploma di geometra ha iniziato la sua attività professionale in numerosi studi di architettura dove ha lavorato alla stesura e realizzazione di vari progetti sia di architettura pubblica, che privata. Queste esperienze le hanno permesso di acquisire un cospicuo bagaglio di conoscenze che si è manifestato, soprattutto, nel campo del design dove ha progettato molti oggetti d’uso, complementi d’arredo e allestimenti. Ha ricoperto anche il ruolo di “stylist” per le campagne pubblicitarie di alcune aziende di moda. Contemporaneamente è cresciuto il suo interesse per l’arte che l’ha condotta e la conduce a produrre una serie di opere dove la parola scritta e la rielaborazione di elementi naturali (pazientemente scelti in base alla forma e al lavoro esercitato su di essi dall’azione del tempo) vengono ricomposti all’interno di quadri, fondati sull’espressività di segni, in equilibrio tra essenzialità, misura e ritmo. Il suo lavoro, sia che si tratti di una casa, di un interno o di un quadro è rivolto alla ricerca di una comunicazione, priva di ridondanza, in cui la purezza e l’essenzialità del segno colgano il significato più profondo delle cose, in quella zona dove bellezza e poesia si fondono in una sola entità. Dal 2006 è curatrice dell’evento culturale Manifesta il lavoro delle donne.
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